E tu che rapporto hai con lo scimpanzé che abita nella tua mente? Sì sì, hai letto bene: lo scimpanzé che abita nella tua mente. Infatti, secondo Steve Peters, famoso psichiatra inglese, che ha seguito tra i migliori calciatori e ciclisti britannici, ognuno di noi nella propria mente ha un sé umano ma anche un sé scimpanzé, che pensa indipendentemente da noi, prende decisioni e prova sensazioni ed emozioni, che possono essere sia costruttive che distruttive. Nel suo libro intitolato, per l’appunto “Il paradosso dello scimpanzé”, Peters ci insegna come gestire il nostro scimpanzé interiore, intesa come quella parte di noi impulsiva e altamente sensibile agli stimoli, che spesso ci sconnette da noi e dal mondo esterno, diventando così la principale causa della nostra sofferenza.

Con il modo di dire “avere la scimmia” solitamente si allude a una persona in astinenza da droghe, sigarette, caffè o energy drinks. Questa espressione ha portato quindi l’immaginario comune ha percepire la scimmia in senso negativo, come quell’animale fastidioso che si posa sulla spalla della persona sofferente e la tenta a fare uso della sostanza, o la scimmia, per dispetto, gli strapperà i capelli. Ma è davvero una figura così negativa?

No, anzi, secondo Steve Peters, è proprio qui il paradosso: lo scimpanzé può essere il nostro peggior nemico ma anche il nostro migliore amico. Dipende soltanto da noi. Nel suo libro, infatti, lo psichiatra britannico ci mostra com’è possibile domare la scimmia che abita nella nostra testa con la tecnica ginnastica-box-banana. Affinché questa tecnica sia efficace, la prima cosa che Peters suggerisce è di dare un nome al nostro scimpanzé, che, esattamente come un umano, avrà dei bisogni, che più riusciremo a riconoscere e assecondare, e più lo tranquillizzeranno.

Nel momento in cui ti accorgi che il tuo scimpanzé è particolarmente agitato e irrequieto, lascialo sfogare, senza ribattere o giudicare i suoi pensieri. In questo modo gli consentirai di fare ginnastica, lasciandogli la possibilità di dare libero sfogo a tutte le sue paure ed emozioni. In circa 10 minuti potrai notare in lui i primi segni di stanchezza: in quel momento si metterà tranquillo, ti ascolterà e si addormenterà. Quello è il momento ideale per metterlo nel box (la sua cuccia), dove tu potrai con molta delicatezza iniziare a parlargli, cercando il più possibile parole che sia in grado di comprendere e accettare. Qualsiasi sia la sua reazione, il consiglio è quello di dargli una banana. Lo scimpanzé ama le banane e rappresentano per lui la migliore ricompensa quando ti accorgerai di essere riuscito a farlo ragionare o un’ottima distrazione, tutte quelle volte in cui, invece, più irrequieto del solito, non sarai riuscito a calmarlo. E ogni sera, prima di andare a letto, prenditi un attimo per riflettere su come hai accudito nel corso della giornata il tuo scimpanzé: ti aiuterà a fare meglio il giorno successivo.

Questa tecnica che può apparire così sopra le righe è in realtà un modo molto efficace per aiutarci a prenderci cura di noi stessi, esattamente così come faremmo con qualcuno di cui abbiamo cura. Molto spesso, infatti, riconoscere i bisogni altrui è molto più semplice che entrare in contatto con i propri. Questa è la ragione per la quale Steve Peters ha ideato questo efficace metodo che non è poi così lontano da ciò che le filosofie orientali mettono in pratica da secoli. Infatti, ciò che Peters chiama “scimpanzé” nel mondo orientale è chiamata “mente scimmia”. La mente scimmia, saltando da un ramo all’altro, lascia una scia di stanchezza, confusione e depressione e domarla significa offrirle una valida alternativa al suo spasmodico movimento, fatta di sicurezza, pace, quiete, rigenerazione e cambiamento, attraverso potenti pratiche di introspezione come lo yoga e la meditazione, per esempio.

Nonostante la loro efficacia sia stata ampiamente dimostrata, queste pratiche di stampo orientale, però, in occidente sono ancora viste con occhio diffidente e, anche se a fatica stanno trovando il loro spazio, non viene ancora riconosciuta loro la giusta importanza. Questa è la ragione principale per la quale, Steve Peters, ha voluto con il suo libro cercare di occidentalizzare un concetto che sta alla base del benessere e dell’equilibrio di ognuno, ovvero l’entrare in profondo contatto con noi stessi. Qualsiasi nome si decida di dare ai nostri pensieri connessi alle nostre paure più profonde, sia esso scimpanzé o mente scimmia, ciò che davvero conta è essere consapevoli che imparare ad avere potere d’azione su di essi, significa intraprendere il più interessante e prezioso percorso mai intrapreso fino ad ora: quello verso la nostra più autentica felicità.