L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa irreversibile. Probabilmente una delle peggiori, perché rende l’individuo incapace di ricordare e di avere facoltà di giudizio. Nega al malato la possibilità di vivere l’unico momento che gli appartiene: il presente.

Può sembrare banale ma per chi ha vissuto accanto a una persona affetta da Alzheimer certo non lo è. Questa malattia insegna all’uomo l’importanza del presente, esattamente come farebbe un maestro spirituale per mezzo della meditazione.

L’Alzheimer ci insegna, con una delle lezioni più difficili da accettare, quanto spesso diamo per scontata la coscienza del momento presente e quanto poi la rimpiangiamo quando non l’abbiamo e non potremo averla più.

Una vita consapevolmente vissuta come un malato di Alzheimer

Sembra assurdo eppure quando godiamo di piena salute, spesso, viviamo in una bolla simile a quella di un malato di Alzheimer. Improntati al passato, vivendo di ricordi e di paure che non ci appartengono più, ma che ancora ci intrappolano. Esattamente come un malato di Alzheimer che si sveglia una mattina e crede di vedere davanti a sé i propri nonni, mancati decenni prima, e sente le stesse emozioni che percepiva da bambino. Nulla di tutto ciò è reale ma per lui lo è, quello è il suo mondo. Quello è il suo nuovo presente. E non c’è medicina o medico che possa salvarlo da questo terribile destino.

Una situazione analoga la viviamo anche noi, quando viviamo schiavi del nostro passato. Siamo convinti di star vivendo il nostro presente, ma in realtà è soltanto il riflesso di un qualcosa che non ci appartiene più. In quel passato ci intrappoliamo inconsapevolmente, ma ci rimaniamo per scelta. Se solo riuscissimo a mantenere questa consapevolezza. Se solo riuscissimo a ricordarci che nulla, a parte il momento presente, ci appartiene davvero.

L’Alzheimer ci insegna il qui e ora

Ma niente più dell’Alzheimer ci insegna che a parte vivere il momento, non possiamo niente. Neppure e soprattutto dare per scontato chi siamo oggi. É la manifestazione più alta e spaventosa della supremazia della mente sul corpo. Come scrive Jonathan Franzen:

“L’Alzheimer è particolarmente triste e orribile perché il paziente perde il proprio «io» molto prima che il corpo muoia”

Ed è così. L’abile banchiere di oggi potrebbe non saper più contare domani. Il più illuminante oratore di oggi potrebbe non riuscire quasi più a parlare domani. E anche la più illustre celebrità odierna potrebbe non ricordare più il suo nome domani. É triste, molto triste. Ma ci da la concreta percezione di quanto la coscienza dell’oggi sia un bene prezioso e ineguagliabile. E dovrebbe aiutarci a lasciare andare le ansie di un passato che non esiste più e di un futuro che ancora non ci appartiene.  Ecco così, che una malattia così spaventosa come l’Alzheimer, può rivelarsi una preziosa maestra dalla quale attingere l’oro della saggezza. Una preziosa insegnante che ci ricorda di celebrare la vita oggi, perché il domani è avvolto nell’incertezza.