Per decenni abbiamo assistito a una vera e propria guerra ideologica tra chi era a favore della tecnologia e chi avrebbe preferito mantenere una certa tradizionalità di comunicazione. A mettere un punto alle controversie ci ha pensato il Covid: la tecnologia ha vinto.

La pandemia ha giocato un ruolo fondamentale nel già inarrestabile sviluppo della tecnologia, incoronandola così come vincitrice assoluta di qualsiasi dibattito. É impossibile negare, infatti, come la nostra vita negli ultimi due difficili anni sarebbe stata decisamente più complicata senza tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Tanto che oggi si pensa come affidare al mondo tech anche tutti quei bisogni emersi in questi due anni di pandemia.

La cura dietro uno schermo

In una situazione di chiusura assoluta, infatti, la tecnologia ha rappresentato uno spiraglio di luce e una finestra su un mondo improvvisamente divenuto inaccessibile. Quello smartphone, che fino a un attimo prima era solo uno strumento di svago, è diventato dall’oggi al domani quasi tutto il nostro il mondo. Ha rappresentato le nostre relazioni sociali, il nostro passatempo, il nostro lavoro, la nostra fonte primaria di informazione e di formazione. Tutte cose che ad oggi ci sembrano quasi banali ma che se ci fermiamo a pensarci un attimo, non lo sono affatto. Come avremmo vissuto la chiusura senza tutti questi strumenti?

Stando a quanto dimostra il nuovo rapporto internazionale della rivista medica The Lancet, indubbiamente molto peggio. Infatti, se il dilagare del malessere mentale è stata una delle maggiori conseguenze del Covid-19, non si può certo ignorare che senza tutti gli strumenti che la tecnologia ci ha messo a disposizione, la situazione sarebbe stata di gran lunga peggiore.

La tecnologia, mantenendoci connessi, ha infatti permesso di soddisfare, almeno in parte, tre dei bisogni psicologici primari dell’uomo: autonomia, competenza e relazione. Ma non solo. Infatti, a questo va aggiunto anche un preziosissimo plus: in un momento di emergenza sanitaria la tecnologia ha facilitato anche l’accesso alle cure. Pensiamo per esempio a tutti quei professionisti che, come me, hanno esercitato grazie ai consulti online, permettendo così di dare accesso alle cure, senza correre il rischio di contagio. Questo è stato particolarmente prezioso in ambito  psicologico.

Infatti, avere una connessione ha permesso a moltissime persone di poter continuare o intraprendere una terapia. Un aspetto questo da non sottovalutare.

Siamo stati in molti, noi terapeuti, che con non poca fatica siamo riusciti a prestare il nostro servizio attraverso uno schermo. Questo è stato fondamentale per contenere un malessere che, complice la situazione anomala in corso, avrebbe potuto rappresentare un momento veramente critico nella vita di molti.

Le conseguenze psicologiche post pendemiche e il ruolo della tecnologia

Com’era facile immaginare, le conseguenze psicologiche del Covid sono importanti. Una ricerca pubblicata sempre sul The Lancet riassume i dati di 36 studi condotti in tutto il mondo e mostra come lo stress della pandemia stia avendo un impatto fortemente negativo sull’uomo. Gli studi hanno preso in esame un totale di 950.000 partecipanti e i risultati non lasciano dubbi: bisogna intervenire sul benessere mentale della popolazione mondiale e in particolare su tutte quelle persone che sono state infettate severamente dal virus.

Come è facile immaginare il numero delle persone interessato rappresenta una percentuale davvero molto elevata della popolazione mondiale. Riuscire a raggiungere un così grande numero di persone è un qualcosa che soltanto la tecnologia può fare, come afferma Paul Marsden sul suo blog Digital Wellbeing:

“La mia opinione è che dobbiamo ripristinare il – benessere digitale – per un mondo post-corona e smettere di concentrarci sul malessere digitale e iniziare a pensare come la tecnologia possa promuovere positivamente il benessere umano: la nostra capacità di provare piacere e scopo nella vita”

Ecco così che la comunità tech è chiamata a un nuovo grande obiettivo: intercettare i nuovi bisogni che la pandemia ha fatto emergere per riuscire a soddisfarli per mezzo della tecnologia.

Questo consentirebbe non solo di raggiungere un numero maggiore di persone in un tempo minore ma anche di farlo a dei costi contenuti. Tanto più se si considera che si tratterebbe soltanto di andare a potenziare degli strumenti che giù esistono. Infatti, ci sono già, per esempio, moltissime app per il benessere, che utilizzano la meditazione, la gratitudine e la consapevolezza come strumenti di cura. Oggi viene chiesto alla tecnologia di incrementare questi strumenti, ridisegnandoli sulla base delle nuove esigenze dell’uomo in questa delicatissima fase della nostra storia.

Benessere online o offline?

Quanto affermato finora potrebbe star confondendo chi per decenni si è sentito ripetere che il vero benessere è soltanto quello offline. E se invece ci aprissimo alla possibilità di godere del giusto mezzo?

Immaginare un mondo privo di tecnologia oggi è impossibile. Questo però non deve essere visto come un incentivo alla dipendenza patologica, che indubbiamente rimane un problema molto serio, ma soltanto come un’opportunità di scelta.

Le pratiche come la gratitudine, l’osservazione delle nostre emozioni, la meditazione e la consapevolezza possono tranquillamente continuare a essere praticate offline. Il fatto che possano arrivare anche all’online non può che essere un beneficio per tutte quelle persone che preferiscono essere guidati dalla tecnologia. Ognuno di noi è diverso e ognuno di noi si approccia al mondo seguendo un cammino differente. Se la meta finale però è il nostro benessere, poco importa se ci arriviamo per mezzo di un foglio o di un’app. Il fatto stesso di avere oggi la possibilità di scegliere rappresenta già di per sé qualcosa per cui essere profondamente grati.